Mi ci sono voluti tre giorni per riprendermi.
La prima edizione del Guitar BOOM! è stata una cosa spettacolare, davvero. Difficile raccontartelo, se non c'eri.
Provo comunque a dirti giusto un paio di cosucce, perché secondo me sono parecchio importanti per tutti, a prescindere dalla giornata in sé.
Intanto, una piccola osservazione.
Quello che è successo è che in una domenica di fine luglio un mucchio (ma veramente un mucchio) di chitarristi e non hanno deciso di assieparsi sotto il sole (senza riparo) per seguire dei workshop tecnici, potenzialmente "da nerd"; e poi di notte sono rimasti immobili quando è iniziato a piovere (senza riparo) per seguire imperterriti i live di giovanissimi sconosciuti di enorme talento.
Io mi farei bastare già questo per dire che si è trattato di qualcosa di ENORME.
Qualcosa di cui gioire profondamente.
Ma non è tutto qui. Nossignore.
Quale fosse il programma lo sai, non è quello il punto.
Braido è un fenomeno? Certo, ha spettinato tutti già nel soundcheck. Del resto lo avevamo chiamato ben per questo, no?
Federico Olia, uno che è stato capace di stregare una folla di chitarristi parlando di setup della chitarra (seriamente, sulla carta credo che sia la cosa più noiosa del mondo, no?).
Davide Canazza idem: si è pure portato un box trasparente per il suo fuzz, in modo da poter vedere meglio ogni passaggio da ogni angolazione.
Susanna Roncallo? Io non dico niente, ma si è beccata i complimenti estasiati di Braido live dal palco.
E poi Bacci Del Buono, ipnotico.
E gli Harduo (Fulvio Masini e Giancarlo Canazza), che io avevo già visto e sentito altre volte, ma qui hanno fatto forse la loro miglior performance di sempre.
E infine Itto, una sorpresa incredibile per scrittura e esecuzione.
Però no. Non è stato nemmeno questo il punto.
Il punto vero, quello che ha fatto la differenza, è stato che c'è un fermento meraviglioso. Non avrà le prime pagine, ma c'è.
E sai una cosa? Alla faccia dei catstrofisti (quelli che lamusicadiunavolta, signoramia...), sempre pronti a lamentarsi del pubblico-ignorante-che-preferisce-la-roba-dozzinale-e non-capisce-la-qualità, beh, c'è un mucchio di gente pronta a recepire questo fermento. Ma veramente un mucchio.
Sotto il sole cocente, sotto la pioggia di notte, centinaia di persone sono rimaste lì. A sentire ragazzetti con un'acustica, a ascoltare un tizio col saldatore. Giuro!
Ora, dimmi se ti sembra una cosa normale: rocker incalliti che vengono apposta per questo. Adulti, bambini, chitarristi amatoriali e professionisti, semplici appassionati. Tutti insieme. Tutti con un livello di attenzione sempre al top, sempre iper-focalizzato.
Io non so che cosa dire di questo, se non che è un piccolo miracolo.
O forse è soltanto l'incontro tra persone che hanno provato a fare le cose bene.
A partire dal collettivo Arbusti, che ha organizzato il festival Cresta, e poi il Comune (per una volta diciamolo, dai), poi The Acoustic Guitar Project by Paolo Sussone, e noi di Guitar PRAXIS (io, Fulvio Masini, Alessandro Camu, e poi Paolo Infusini, Marco Migliorini), i tecnici, i fonici, gli artisti. E il pubblico.
Quindi, semplicemente, GRAZIE.
Grazie proprio a te, che magari hai letto le mie email e hai deciso di dare una chance a chitarristi che magari nemmeno conoscevi. E che ti sei sbattuto, hai sopportato il sole e la pioggia, gli inevitabili intoppi (a proposito: il mio workshop sulla Tecnica dell'Improvvisazione diventerà magari una serie di video, o degli appuntamenti sulla PRAXIS-Newsletter... vediamo!).
Grazie davvero.
E adesso resta sintonizzato, perché questo era l'inizio. Soltanto l'inizio.
Chitarra in mano, buona praxis!
Il coccia
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